Al mio arrivo ad Aśvattha come insegnante ho sentito da subito gli equilibri cambiare, la mia presenza portava nuove energie e nuove istanze da parte, sopratutto, delle donne che frequentano il centro, ma non solo; anche i praticanti hanno da subito accolto la mia modalità di condurre e ne hanno ritrovato il perfetto completamento alla modalità proposta da Alberto.
Seppure, infatti, la formazione sia la stessa, stessi insegnanti, stessa la pratica, di fatto entrambi abbiamo inserito la pratica nella nostra vita e l’abbiamo declinata secondo i nostri modi di essere. In primis un uomo e una donna e i relativi corpi. E non poteva essere altrimenti.
Parlo dal mio punto di vista, ed essere “donna” non è scontato, soprattuto in questo momento storico: richiede una buona dose di consapevolezza, autoformazione e confronto ma, soprattutto, accettazione. Accettazione di quelle qualità che la cultura e la società continuano a cercare di negare e reprimere con violenza, e non parlo solo di violenza fisica.
Lo yoga che ho imparato viene da una tradizione maschile, ovviamente, come nella gran parte delle tradizioni più antiche; mi è stato trasmesso principalmente da un uomo, anche se è nelle “incursioni”, nelle occasioni in cui le “donne” vicine alla nostra tradizione di pratica hanno condotto le lezioni, che mi sono ritrovata. Finalmente delle indicazioni che potevo comprendere in modo intuitivo!
Non si tratta di fare paragoni, di pensare che le donne insegnano bene alle donne e gli uomini agli uomini, che bisogna dividere e normalizzare i generi, no: si tratta di integrare modalità e sentire la risonanza interna. In molti casi le chiavi venivano da una voce femminile, in molti altri da quella maschile. É sempre stata la combinazione che ho trovato vincente, senza la quale non avrei potuto nutrire la “mia” combinazione interna, di maschile e di femminile.
La stessa cosa che dicono gli allievi e le allieve che possono praticare sia con me che con Alberto: è il mix ad essere potente.
E così, a furia di dirlo, ho cominciato a pensare per Aśvattha un percorso di Yoga dedicato alle donne, che si affiancasse alle lezioni tradizionali. Un percorso, che avesse un filo conduttore ma, soprattutto, molte ramificazioni in tante direzioni, con un denominatore comune: essere realizzato dalle donne per le donne, con le donne. Questo perché, se è vero che è l’integrazione ad essere vincente, in questo momento le donne hanno bisogno e voglia di ragionare su di loro, sull’identità di questo femminile e delle sue sfumature, della sua forza.
Per questo come simbolo del percorso che sta prendendo forma ho scelto proprio Durga.
I miti su Durga sono, ovviamente, molti ma spesso è descritta come colei nata dalla confluenza delle energie delle maggiori divinità maschili, che la invocano e la armano per combattere un potente demone che loro non sono in grado di sconfiggere. É così che la dea guerriera dalle molte forme sconfigge il potente demone, armata fino ai denti ma con lo sguardo benevolo, mentre cavalca il suo leone/tigre, sola. Uno dei nomi della dea è, infatti, la bastante a se stessa, l’inaccessibile.
“Ella, di cui neppure l’Essere immenso e gli altri dèi possono comprendere la forma, è chiamata l’Inconoscibile. Ella, di cui non può essere trovato il limite, è chiamata l’Illimitata. Ella, che è presente in ogni luogo, è chiamata l’Unica. Ella è la coscienza trascendente in ogni conoscenza. É il vuoto in tutti i vuoti. Ella, al di là di ciò che non è affatto al di là, è chiamata l’Inaccessibile (Durgā)”
Devi Upanishad 26-28 in ‘Miti e Dei dell’India’, Daniel Daniélou
Per iniziare questo percorso ho, come prima cosa, cercato aiuto tra le donne che da anni, a vario titolo, si sono messe in questo cammino di autoformazione. Proprio la mia percezione di inadeguatezza e il bisogno di confronto mi hanno portata a cercare collaborazioni per costruire nuovi significati, a partire dalle esperienze di ciascuna, nel proprio campo e sulla propria pelle.
Ho quindi cominciato proponendo alle praticanti di Aśvattha di dedicare una lezione alla settimana, il lunedì, ad un gruppo di donne: creare il contesto affinchè le esperienze possano circolare e far crescere il gruppo e dove ciascuna possa dare il proprio apporto e la propria esperienza e in cui io porterò quanto ho imparato, ossia la mia pratica di yoga. Mi piacerebbe che l’energia del gruppo unita alla voglia di condividere, sperimentare e crescere sia poi trasportata anche negli altri eventi e incontri proposti.
Il primo dei quali coinvolge Laura Voltolina, amica e praticante da molti anni, che ci aiuterà ad esplorare la ciclicità della nostra natura di Donne, con un percorso di incontri originale che porta avanti da qualche anno: La Luna nel Pozzo. Si tratta di 4 incontri dedicati alle 4 fasi lunari e alle corrispondenti fasi del ciclo mestruale. Le date concordate del percorso sono tutte domeniche: 22 Ottobre, 26 Novembre, 21 Gennaio e 18 Febbraio.
Oltre a questi 4 incontri ho chiesto la collaborazione di Laura per delle “incursioni” al lunedì di modo da tenere vivo il filo rosso della sua pratica nelle lezioni settimanali che ci dedicheremo.
Per il pomeriggio di sabato 2 Dicembre, invece, avremo ospite Stefania Redini, donna nello yoga da molti anni che ci racconterà la sua esperienza, cosa è cambiato e come, e ci darà delle suggestioni sulla dimensioni del femminile nella pratica che segue ormai da diversi anni, la tradizione Śivaita non duale del Kaśmir sotto la guida di Éric Baret.
Per il nuovo anno poi avremo la possibilità di ascoltare i contributi di Laura Liberale, filosofa e specializzata in studi indologici, che ci aiuterà a districarci sul piano mitologico e simbolico con un arricchimento teorico e filosofico, centrando il discorso sul tema della Dea, che potrà essere occasione per una lettura del nostro contemporaneo.
Trovo che questi incontri “teorici” debbano essere aperti anche al maschile, non solo per una questione di interesse verso il tema, ma anche proprio come occasione di riflessione comune.
Non mancheranno poi i contributi che lo scorso anno diedero un primo assaggio del percorso ancora in nuce e che ora si sta definendo: quelli di Sara Spolaore con gli approfondimenti di consapevolezza sul perineo secondo la metodica “Perineo, Integrazione e Movimento”, e quelli di Carla Nataloni con lo Yoga Ormonale, pratica di yoga pensata per le donne, mirata in particolare a far lavorare il sistema endocrino per sbloccare e lenire alcuni problemi legati, appunto, alla complessa natura del femminile.
Il percorso “Lo Yoga di Durga” è in costante crescita e sarà arricchito da quanto ci si parerà sulla strada e incontrerà i nostri bisogni e desideri.
Rimane un percorso di Yoga, ma vuole essere anche un seme di riflessione “politica”, una modalità di espressione di un bisogno, anche proprio come risposta all’inadeguatezza di significati che la società attuale esprime sul femminile e sulle sue forme.
La stessa Durga nella tradizione viene celebrata nelle sue molte forme durante la Durga Puja, chiamata anche Navaratri, letteralmente “nove notti”: i festeggiamenti iniziano con l’arrivo della luna nuova del mese lunare di Ashvin (settembre-ottobre) e si protraggono per nove giorni in cui si venerano le nove forme di Durga, “Colei che è difficile da vincere”, che spaziano dalla saggezza austera e ascetica, alla benevolenza, alla maternità e la fedeltà fino alle forme più feroci e guerriere atte a difendere e a distruggere.
Insomma, una donna per come ciascuna di noi si può riconoscere.
Colgo l’occasione con questo post per ringraziare tutte le donne dello yoga che ho avuto la fortuna di incontrare in questi anni, su tutti Lella Sujati Cattaneo che mi ha accolta a Oltrecielo dandomi fiducia e che continua a mostrare di credere fortemente in questo essere donna nello yoga, una delle prime a Pavia. Nel cuore Sarah Giarmoleo, la mia prima insegnante, che ha saputo portare la dimensione della donna in questa nostra pratica molto intensa, lo stesso Jennifer Leroy che con i suoi sorrisi e la sua capacità di giocare, sa sempre rendere leggere le pratiche di seminario, anche quando molto intense. Stefania Redini e Marilia Albanese per l’immensa ammirazione. Tutte le donne allieve di Swamiji che ho avuto la fortuna di conoscere in questi anni da quando sono sul cammino dello Yoga, una su tutti Ruth Huber dalla mia amata Lisbona.
Menzione speciale alla mia mamma: se sono Donna in questo mondo, in fondo, è soprattutto merito tuo.
Manuela
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